Tra i modelli che vanno formandosi relativi alla gamification, desta interesse l’unione con la metodologia Kaizen, che professa una lunga serie di piccoli cambiamenti per potersi migliorare costantemente. Analizziamo il modello che nasce dall’unione di queste due filosofie, come ipotizzato da enterprise-gamification.
La parola giapponese Kaizen deriva dall’unione delle due KAI (cambiamento) e ZEN (migliore). Attraverso questa filosofia di business ben rappresentata dagli sviluppi di Toyota negli anni ’80, l’azienda opera un miglioramento dei propri processi costante, attraverso piccoli ma continui cambiamenti. Per operare queste modifiche , l’azienda si affida al modello PDCA che permette di migliorare la propria qualità attraverso quattro fasi continue:
_Plan: pianificazione del cambiamento
_Do: esecuzione in un contesto circoscritto
_Check: test di verifica, raccolta e riscontro dei risultati
_Act: azione per rendere definitivo il nuovo processo
Punto focale di questa azione è la continua rotazione delle quattro fasi per permettere un flusso di cambiamento continuo, e portarsi così al miglioramento aziendale.
La gamification, in sostanza, è invece l’utilizzo di elementi dell’ambiente gaming all’interno di contesti non gaming per generare un cambiamento nell’utenza.
I due modelli possono essere quindi integrati, come suggeriscono su enterprise-gamification, per poter giungere a un framework ottimizzato seguendo sia le direttive del Kaizen, sia della Gamification.
Ecco il modello integrato. Le quattro azioni del modello PDCA e in blu le caratteristiche essenziali della gamification. Come potete vedere, l’integrazione delle caratteristiche della gamification combacia perfettamente con le fasi del PDCA, per permettere un miglioramento continuo delle esperienze gamificate.
Non sappiamo ancora se e quando i modelli teorici che stanno sorgendo applicando la gamification a realtà già consolidate funzioneranno nei business model aziendali, ma restiamo in attesa di eventuali aggiornamenti sul Gamifikaizen e sugli altri (qui parliamo dell’Octalysis).