Dopo aver analizzato il design comportamentale, le simulazioni, e le interfacce grafiche, trattiamo l’ultima strategia di gamification: la competizione di gruppo.
La competizione è da sempre un elemento cardine del gioco e, di conseguenza, ricopre un ruolo di basilare importanza anche nella gamification. Secondo la ricerca psicologica, introdurre elementi competitivi nei processi di formazione aumenta la motivazione, stimolando l’attenzione ed il coinvolgimento emotivo.
Alle emozioni positive si associa dunque alta energia, la quale supporta a sua volta la motivazione a continuare la formazione, in un circolo virtuoso. Persino le emozioni negative, entro certi limiti, supportano l’apprendimento: quando l’utente non raggiunge il risultato sperato, il confronto con gli altri lo sprona a continuare a giocare. L’influenza sociale ha infatti un ruolo chiave nell’aumentare la motivazione degli utenti. Il paragonarsi con gli amici – e le aspettative che essi hanno di noi – ci porta a modificare il nostro comportamento in meglio, migliorando, nel processo, anche la nostra autostima. Un esempio dell’efficacia di questo meccanismo sono le app dei fitness tracker, nelle quali il confronto con gli altri è uno dei motivatori principali a continuare ad allenarsi e a migliorare i propri risultati. Un ruolo centrale viene, quindi, ricoperto dalle classifiche. Esse hanno lo scopo di fornire informazioni agli utenti riguardo i propri e altrui progressi, direzionando la competizione.
Tuttavia, vi sono differenze individuali, connesse ai tratti di personalità di ciascuno, che potrebbero portare alcuni utenti a non essere a proprio agio in situazioni competitive. Diventa quindi molto importante, per l’azienda, riuscire a creare un contesto in cui le persone si sentano coinvolte e invogliate a partecipare. La competizione può quindi essere accompagnata da una motivazione ulteriore, di genere estrinseco: l’ottenimento di riconoscimenti. Per le imprese questo può diventare un elemento molto importante. Un’applicazione interessante è quella dell’azienda calzaturiera americana Zappos. L’azienda ha istituito una valuta virtuale aziendale, gli “zollars”, spendibili all’interno dell’azienda per acquistarne i prodotti. Gli zollars vengono guadagnati dai dipendenti in un modo molto particolare: ciascuno può donare i propri zollars ai propri colleghi, come riconoscimento del loro lavoro o della loro gentilezza. Oltre alla valuta, Zappos ha introdotto un secondo incentivo: l’assegnazione di posteggi esclusivi (solitamente riservati ai dirigenti) ai migliori dipendenti della settimana. Vediamo quindi in atto un sistema di riconoscimento basato egualmente sulla competizione e sulla cooperazione.
Quando pensiamo ad una competizione, spesso la immaginiamo come una questione individuale. Tuttavia, ne esiste una seconda versione: la competizione di gruppo. In questo caso, l’aspetto competitivo coinvolge gruppi differenti, assumendo le caratteristiche di una competizione a squadre. Le interazioni sociali hanno, infatti, un ruolo importantissimo nei processi di formazione. Ogni membro del team percepirà il suo successo solo come specchio del successo dei compagni di squadra, aiutando, assistendo, sostenendo, incoraggiando e lodando i compagni, ed esercitando allo stesso tempo capacità di leadership e comunicazione efficace, utilizzando le classifiche come metro di misura dei progressi giornalieri. In altre parole, grazie alle competizioni di gruppo, è possibile non solo rinforzare e rifocalizzare l’obiettivo comune, ma anche suddividere efficacemente i compiti necessari per raggiungerlo. Avere uno scopo comune incentiva la collaborazione tra i vari componenti del gruppo, incoraggiando il passaggio di informazioni e rendendolo più coeso e consapevolizzato. In questo contesto, sia le persone meno motivate sia le persone più ansiose sono invogliate a mettersi in gioco, da un lato grazie agli incentivi dei propri compagni di squadra, dall’altro grazie ad una qualità intrinseca della competizione di gruppo: essa porta ad un minore carico di stress per il singolo individuo, poiché la responsabilità del risultato viene suddivisa tra i componenti del gruppo, e non si subisce una valutazione diretta.
In conclusione, secondo uno studio scientifico del 2021 di Morschheuser, Hamari, e Maedche, le competizioni tra gruppi risultano essere più efficaci dei metodi cooperativi e delle competizioni individuali nel sostenere l’entusiasmo, il divertimento percepito nell’utilizzo delle piattaforme, e la partecipazione alla piattaforma stessa. Sfruttare le dinamiche competitive di gruppo può quindi aumentare la collaborazione intra-squadra, non solo incentivando l’impegno del singolo, ma anche aumentando il passaggio di informazioni all’interno dei team di lavoro, riducendo le barriere all’ingresso dell’attività, e, in ultima istanza, aiutando il team a mantenersi focalizzato sull’obiettivo comune: l’aumento della performance.